Monte della Corte, la Navetta, il Campitello...

Da Pescasseroli verso il Marsicano, un mare di montagne poco frequentate...


Un’escursione dettata dalla voglia di completare la conoscenza dei luoghi e dei sentieri in una parte abbastanza isolata del Parco racchiusa tra cime note e frequentate. Il Monte della Corte, il Campitello o la Navetta si raggiungono solitamente con percorsi di andata e ritorno da Pescasseroli o dalla vallata di Scanno o dal passo Godi, oggi invece abbiamo intenzione di compilare un lungo giro ad anello includendo anche la salita sui vari “duemila” disseminati in questa zona. L’avvio era previsto dalla Fonte Canala ma la strada brecciata che sale da Pescasseroli è anno dopo anno sempre più sgarrupata ed in alcuni tratti mal si concilia con le auto cittadine: abbiamo quindi fatto sosta un chilometro circa prima della fonte e da quel punto ci siamo avviati. Il tratto di sterrata che sale verso il Rifugio Prato Rosso è sempre molto bello; i pochi chilometri in leggera salita letteralmente volano via immersi nel fresco mattutino del bosco che sia alterna a verdi radure piene zeppe di fiori di ogni colore. In breve si giunge ad una radura più ampia dove è il bivio da cui, sulla destra, inizia il sentiero verso la Val di Corte fino al Marsicano; proseguendo sulla strada maestra invece si arriverebbe in breve al Rifugio Prato Rosso ed è proprio da li che ritorneremo alla fine del giro. La Val di Corte è ampia ed assolata nel primo tratto, in piano, e si precede su una sterrata che dopo breve camminata, in corrispondenza di un piccolo slargo nel bosco, termina e di lì inizia il sentiero vero e proprio che si infila nel fondo della valle via via sempre più stretto. Si costeggia, attraversandolo più volte o camminandoci dentro, il letto di un torrentello stagionale adesso con poca acqua ma il cui gorgoglio è comunque di buona compagnia e di fresco ristoro mentre si sale gradatamente chiusi a tratti tra alte ali di rocce. Attorno a quota 1.700, in corrispondenza di un grosso faggio con segnavia, si stacca sulla sinistra il sentiero che sale ripido verso la Fonte dello Schiappito e poi prosegue fino al lontano Valico del Campitello; dopo una breve salita si giunge alla piazzola dove è il fontanile da cui sgorga una buona quantità d’acqua nonostante ci troviamo ad una quota già ragguardevole: è il luogo ideale per fare la prima sosta dell’escursione, all’ombra del bosco e comodamente seduti sul bordo del fontanile a commentare quanto di bello si è già visto attraversando la Val di Corte. Recuperate le energie e fatto rifornimento d’acqua buona si riprende il sentiero che ben presto esce definitivamente dal bosco proprio alla base del versante settentrionale del Monte della Corte che da questo lato appare in tutta la sua mole: ci troviamo a 1.800 metri circa e ci attende dunque una salita di getto di trecento metri sul fianco della montagna per agguantare il grosso ometto di quota 2.100 da cui poi più gradatamente si giungerà in vetta. Man mano che di procede il panorama si amplia verso il Campitello e la Navetta e si inizia ad intuire meglio lo sviluppo che ci attende per il resto dell’escursione; sebbene diretta, la salita non risulta affatto faticosa grazie alla pendenza costante e alla gratificazione di quanto si osserva all’intorno e cosi, in breve, si guadagna la dorsale sommitale da dove la vista di apre finalmente in ogni direzione con una prospettiva notevole verso il Monte Marsicano e le varie cime circostanti. Dal Monte della Corte ci si deve ora portare verso la sella che separa il Monte del Campitello dalla omonima Serra e lo si può fare in due modi: o scendendo nel vasto Coppo del Ginepro fino allo Stazzo Val di Corte, oppure percorrendo la breve dorsale che chiude ad est detto pianoro fino a terminare in corrispondenza del Valico della Corte. Seppure meno sbrigativa quest’ultima opzione è sicuramente la più interessante, sia perché si procede lungo un crinale molto panoramico e poi perché si può superare una interessante vettarella rocciosa (piccolo ometto alla quota 2.038 mt, senza nome sulla carta dei sentieri). Scesi al Valico della Corte si guadagna in breve la sella da cui andando verso sud-est si raggiunge la cima del Monte del Campitello; andando nella direzione opposta si inizia invece a guadagnare la Serra del Campitello articolata su tre cime di poco sopra i duemila metri di cui l’ultima, quella più a nord, costituisce la massima elevazione: grazie alla posizione abbastanza baricentrica dalla Serra del Campitello si ha un’eccellente vista d’insieme sulla complessa orografia circostante fatta dal susseguirsi di numerose elevazioni alternate ad altopiani di ogni forma e dimensione (in questa zona tradizionalmente denominati “coppo”). Da qui si può anche apprezzare molto bene la mole del Monte della Corte che emerge, quasi un gigante, dalle molte cime e cimette circostanti. Dalla massima quota della Serra del Campitello si intuisce il percorso da coprire per portarsi alle falde della Navetta: si scende ripidi ad una sella sottostante e si riprende il sentiero che conduce al Valico del Campitello (per intenderci lo stesso che avevamo lasciato per salire sul Monte della Corte!), salvo abbandonarlo dopo poco ed iniziare a rimontare a vista il fianco di questa piccola montagna. La dorsale sommitale della Navetta presenta qualche ometto in corrispondenza di alcuni rilievi appena accennati (che in realtà si differenziano tra loro per pochi metri solamente) e tra questi la cima vera e propria è segnata da un singolare vessillo in metallo (uguale a quello posto sulla cima del Monte Godi). La Serra di Monte Canzoni è proprio lì davanti separata da un’ennesima insellatura, crocevia di sentieri che salgono dal versante della vallata di Scanno: si scende quindi dalla Navetta e poi si guadagna l’ultimo “2000” dell’escursione. Per chiudere il lungo “pellegrinaggio” ci si incammina lungo il sentiero che aggira per intero il monte della Navetta da ovest a sud fino ad intercettare il Valico del Campitello su cui converge anche il sentiero che sale dal Rifugio Prato Rosso che andiamo a prendere in netta discesa verso la Valle dei Codacchi. E’ questo un altro luogo ameno caratterizzato da un fitto bosco di alto fusto dove si percorre per un buon tratto ed in piano una comoda carrareccia per poi proseguire lungo il sentiero che scende diretto al rifugio posto nella sua bellissima ambientazione. L’escursione volge così verso il suo finale, almeno in termini di ulteriori spunti di interesse, anche se rimangono ancora da percorrere alcuni chilometri di comoda brecciata per tornare all’auto: in fondo è quel che serve per defaticare le gambe e poi, diciamolo, anche per un doveroso rewind sulla lunga e gratificante camminata che si sta per concludere: sono infatti circa ventisette i chilometri da percorrere con anche un bel pò di strada in salita, ma questo giro è forse il modo più completo per conoscere ed entrare in sintonia con questa solitaria porzione del Parco e vale sicuramente la pena trovare il tempo e le energie necessarie per portarlo a compimento!!